indirizzo: Via Badia, 39

Visitabile: Si

Orari: Lunedì - Venerdì 09:00 - 15:00 Sabato - Domenica 14.30 - 19.00 Ingresso e visita guidata gratuiti

Tel.: 0864 32849

Descrizione

L’abbazia sorse intorno alla metà del XIII secolo alle pendici del Monte Morrone, ad opera del futuro Papa Celestino V, con l’ampliamento di una cappella preesistente dedicata a Santa Maria del Morrone e successivamente, verso il 1268, con la costruzione di una nuova chiesa intitolata allo Spirito Santo e dell’annesso convento.

Nel 1293 divenne sede dell’Abate generale dell’Ordine dei Celestini, fondato dallo stesso Fra’ Pietro; l’anno seguente, con l’ascesa di quest’ultimo al soglio pontificio, il monastero ricevette molti privilegi e proprietà, acquisendo notevole importanza. Nel XVI secolo il complesso venne restaurato ed ampliato e nel 1596 fu dotato di un campanile a pianta quadrata, con finestre bifore sui quattro lati nella parte sommitale e un coronamento a cuspide piramidale. Danni ingenti derivarono dal terremoto del 1706, a seguito del quale furono operati mutamenti consistenti e probabilmente ulteriori ampliamenti fino al 1730, come documenta la data visibile sull’orologio della chiesa.

Agli inizi dell’Ottocento, con la soppressione della Congregazione dei Celestini, ha inizio la lunga sequenza delle diverse destinazioni d’uso del monastero, trasformato prima in Real collegio dei tre Abruzzi, poi in Ospizio, quindi in Real Casa dei Mendici dei tre Abruzzi, fino ad approdare, nel 1868, al suo definitivo utilizzo come Istituto di pena, che ne ha determinato notevoli cambiamenti per adeguarlo alla specifica funzione, cessata solo nel 1993. Dal 1998 l’abbazia è stata assegnata al Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è sede delle Soprintendenze regionali B.A.P. e B.S.A.E. e dell’Ente Parco Nazionale della Majella.  

Esterno

I due portali detti “del feudo”, posti in posizione diagonale e simmetrica di fronte all’ingresso del monastero, davano accesso ai possedimenti terrieri dell’abbazia, testimoniandone la ricchezza e il prestigio. Risalgono al XVIII secolo e hanno sia i piedritti che l’arco a tutto sesto rivestiti da bugne a punta di diamante, mentre al centro del fastigio, chiuso da volute laterali, è posto uno stemma con l’emblema della Congregazione dei Celestini: una croce intrecciata alla lettera S, iniziale di Spiritus. Il portale d’ingresso al complesso monastico, opera di Catterino di Rainaldi di Pescocostanzo, si presenta a tutto sesto, inquadrato da una mostra trapezoidale a filari di pietra lisci e bocciardati e affiancato da due piloni composti da rocchi alternativamente cilindrici e parallelepipedi, i cui capitelli fungono da mensole del soprastante balcone, sul quale si affaccia un’elegante finestra con cornice modanata, oregghioni laterali e timpano curvilineo spezzato. L’atrio è decorato da una finta prospettiva con ritratti dei re di Napoli, affrescati a monocromo nel primo quarto del XVIII secolo dal monaco Joseph Martinez. Cinto da un’imponente cortina muraria, l’organismo conventuale si articola intorno a cinque cortili, di diverse dimensioni. I due minori, denominati l’uno, appunto, “minore” e l’altro “del forno”, sono situati nell’ala a sinistra dell’ingresso e pertinenti al primitivo nucleo; il centrale o “dei platani” dà accesso sia alla chiesa che agli ultimi due, il cosiddetto “cortile dei nobili” - quadrilatero, di ordine dorico, a sinistra della facciata - e quello “del pozzo” sul lato opposto, rimasto incompiuto.

Interno

Al piano terra uno degli ambienti più suggestivi è senz’altro il refettorio - con doppio ingresso preceduto da scalinate gemelle ad andamento curvilineo - coperto da una volta a botte lunettata e decorato da pitture murali monocrome del 1717-1719, dipinte ancora dall’oblato Martinez entro ricche cornici in stucco; vi sono raffigurati Episodi del Vecchio Testamento, le Nozze di Cana, Storie della vita di San Pietro Celestino, Virtù e, sulla parete di fondo, l’Ultima Cena. Un magnifico scalone monumentale conduce al piano superiore, dove era collocata la biblioteca, suddivisa in tre navate da colonne binate che sostengono volte alternativamente a botte e cupolate, purtroppo priva del suo ricco patrimonio librario; si sono invece fortunatamente conservati i preziosi arredi lignei originali della farmacia. Nella sezione medievale – moderna del Polo Museale Civico dell’Annunziata, tra le diverse opere provenienti dall’abbazia, sono pertinenti agli spazi del monastero tre tele con ritratti di abati che si sono avvicendati alla guida della Congregazione celestiniana e una coppia di stalli lignei in noce intagliato, facenti parte forse dell’arredo dalla sala abbaziale, come lascia supporre lo scanno centrale rialzato e dotato di braccioli con sfingi presente in uno dei due e destinato probabilmente all’abate generale, mentre sull’altro è incisa la data 1598.