indirizzo: Corso Ovidio, 153

Descrizione

L’acquedotto, che sorge lungo il margine occidentale di Piazza Garibaldi - grandiosa per estensione (circa 100 m x 50) ed una delle più ampie del centro-sud Italia - fu edificato, come recita l’iscrizione lapidea inaugurale incisa in caratteri teutonici tra due delle sue arcatei, nel 1256, durante il regno di Re Manfredi di Svevia. Esso è rappresentativo della floridezza economica, demografica e culturale che Sulmona aveva raggiunto grazie all’appoggio di Federico II che le aveva riconosciuto un ruolo di primaria importanza. L’acquedotto costituì una grande opera infrastrutturale a servizio di una città, all’epoca molto attiva: Sulmona era infatti sede del Giustizierato, di una cattedra di diritto Canonico e, cosa molto rilevante, di una delle sette fiere annuali istituite da Federico II nel Regno di Sicilia per favorire gli scambi commerciali e le attività produttive.

Da sempre “assai ricca di fresche acque”, come ricorda il poeta latino Ovidio nei suoi versi (Tristia, IV 10), Sulmona e il suo territorio già nel periodo romano si erano dotati di un complesso sistema irriguo e di acquedotti che assicuravano l’approvvigionamento idrico in città e nelle campagne. Ecco perché è probabile che l’acquedotto svevo ricalchi il percorso di una precedente condotta idrica di epoca romana.


L’acqua del fiume Gizio, captata a monte dell’abitato, venne così convogliata in un canale con varie diramazioni, fino a scorrere a pelo libero sulle magnifiche arcate ogivali sostenute da massicci piloni in pietra calcarea locale, per alimentare gli orti cittadini, fornire di energia ai mulini e alle piccole botteghe locali e, infine, scaturire freschissima nelle fontane.