indirizzo: Vicolo del vecchio, 4

Descrizione

Una fontana che raccoglieva le acque all’ingresso meridionale della città, a ridosso delle mura civiche più antiche, esisteva probabilmente già prima ancora del 1474, anno in cui il capitano della città Polidoro Tiberti da Cesena la facesse ricostruire secondo il nuovo gusto rinascimentale. Lo stesso Tiberti curò la realizzazione di importanti opere pubbliche e di risistemazione urbana, come il rifacimento di alcuni tratti di mura e di alcune porte, il rinnovamento e la lastricatura di tutte le strade, secondo un programma urbanistico di ampio respiro.

Benché modificata nella parte inferiore, ove nel 1901 si sostituì la semplice vasca quadrangolare liscia con quella attualmente in sede del tipo a sarcofago con motivo decorativo a baccellature, la fontana conserva intatta la parte superiore con l’originaria trabeazione e il frontone semicircolare. Essa rappresenta un episodio di notevole qualità artistica, un “unicum”, molto probabilmente opera di maestranze provenienti da aree geografiche esterne alla realtà abruzzese.


Altre info

La fontana, composta dalla vasca appoggiata ad una parete in pietra squadrata, è collocata a ridosso dell’acquedotto medioevale. L’acqua sgorga dalla bocca di un mascherone dalle sembianze fitoantropomorfe, situato in posizione mediana; ai lati due rosoncini completano la decorazione. L’epigrafe che corre sotto la trabeazione riporta il nome del capitano e la data di costruzione; sulle modanature soprastanti sono inseriti due stemmi della città, recanti la sigla S.M.P.E. La profonda lunetta, di chiaro gusto rinascimentale, accoglie lo stemma coronato degli Aragonesi entro una ghirlanda di fiori e frutti sorretta da due angioletti in volo e reca, alla sommità, in funzione acroteriale, una testa barbuta tra due rosoni uniti da un nastro, sul quale é incisa la parola "Vechio", che dà il nome alla fonte. Non si sa chi rappresenti il personaggio raffigurato: una antica tradizione lo identifica con il mitico fondatore della città, Solimo (uno dei compagni di Enea), ma secondo l’interpretazione di alcuni studiosi potrebbe trattarsi della rappresentazione araldica della famiglia de’ Vecchi(s), attestata in quel torno di tempo a Sulmona e proprietaria di un antico palazzo (non più esistente), situato nelle immediate vicinanze della fontana.