indirizzo: Piazza Santissima Annunziata, n. 6

Orario: Orario: 
mattino          9.00 - 13.00
pomeriggio  15.30 - 18.30
Giorno di chiusura:  Lunedì eccetto festivi




Ingresso: Prezzo del biglietto:  € 3,15 la visita comprende anche il Museo Archeologico Sezione Romana-Italica
Ingresso libero per under 12 e over 65

Descrizione


Le stampe, circa 160 della collezione Accardo, riproduzioni del costume popolare abruzzese maschile e femminile, datano dal 1790 al periodo che precede l’Unità d’Italia. In realtà la storia del costume abruzzese e molisano è documentata in epoca relativamente recente e legata a quella del Regno di Napoli. Nella seconda metà del Settecento, infatti, Ferdinando IV di Borbone ordina la rilevazione dei costumi popolari del Regno e invia nelle varie province due pittori per ritrarre dal vero “le fogge di vestire più caratteristiche” –  spesso abiti della festa sia femminili che maschili – e riprodurle poi sulle ceramiche della Real Fabbrica di Porcellane da lui creata nel 1771. La missione, iniziata nel 1783, durò quattordici anni e i pittori furono in Abruzzo dal 1790 al 1793. I disegni originali sono poi stati utilizzati non solo direttamente per decorare le porcellane, ma hanno fornito ispirazione ad altri artisti che li hanno riprodotti con diverse tecniche: incisioni, litografie, acquetinte e acquerelli, di cui sono esposti alcuni esemplari nel museo.

Alla più antica raccolta di incisioni sul costume risalgono le stampe n. 1 e 2 – Pastore  e Donna d’Isernia – rispettivamente del 1791 e 1790; di pregio, tra le altre, le opere di Milani – Aloja, di Pinelli, dello Sgroppo e di Ferrari. L’ultima opera, in ordine temporale, è un disegno a penna di Francesco Paolo Michetti. A queste, si aggiungono quelle - non numerate - della raccolta tematica relative al costume di Pietraferrazzana (CH), dono del prof. Caferra.

Gli abiti rappresentati - esclusivamente femminili in quanto conservatisi più fedeli alla tradizione, rispetto a quelli maschili che hanno perso gradualmente i caratteri distintivi per via degli abituali spostamenti dell’uomo per lavoro - sono stati quasi tutti riprodotti, grazie al contributo del Lions Club; fanno eccezione quelli di Scanno e Pettorano sul Gizio con parti autentiche. Notevoli le differenze tra i costumi delle zone montane e quelli della costa, in modo particolare nella scelta dei tessuti e nei toni cromatici: così al panno lana prevalentemente nero per  attrarre i raggi del sole, usato nell’entroterra, si oppongono stoffe più leggere e chiare sulla costa. 

Alla raccolta Fulgensi appartengono gli oggetti legati al mondo della pastorizia ed in particolare alla transumanza, complesso fenomeno che ha condizionato per secoli la vita di generazioni di persone - dedite ad un’attività fatta di duro lavoro e di privazioni - che spesso erano anche “uomini di cultura” e  bravi artigiani. 

Nel museo si trovano bastoni, detti vincastro se con manico ad uncino, ombrelli e fucili – strumenti tipici dei guardiani dei greggi – ma anche campane e campanacci, attrezzi per marchiare gli animali o bloccarli per la mungitura, corni per polvere da sparo o caglio, lampade e bottiglie per l’olio, scodelle, oggetti religiosi e libri; infine manufatti in legno prodotti dagli stessi pastori per utilità o passatempo.  

Note Storiche

Allestito nella “Sala del Campanile” del Palazzo della SS. Annunziata, il Museo propone un importante spaccato dell’etnografia locale attraverso tre diverse tipologie di manufatti: stampe, costumi popolari e oggetti d’uso, per la gran parte legati alla pastorizia, tutti pervenuti al Comune per donazione o acquisizione. Intorno alla raccolta di stampe, cuore della collezione museale, sono liberamente alternati abiti e oggetti pastorali, esposti senza un preciso criterio museografico, ma importanti per la ricostruzione di un mondo i cui usi e costumi sono ormai quasi completamente perduti e quindi preziosi per la conoscenza del territorio e delle sue peculiarità.