indirizzo: Via Amendola, 6

Descrizione

La porta è situata presso l’angolo sud-occidentale della prima cinta muraria altomedievale ed è l’unica in discreto stato di conservazione tra quelle del primitivo circuito; fu in seguito rafforzata dall’apertura di Porta Sant’Antonio, posta alla base della rampa di accesso nel più ampio recinto della seconda cerchia di mura, costruita tra la fine del Duecento e gli inizi del secolo successivo, per includere nel nucleo abitato anche i borghi extramuranei sorti nel frattempo. La prima menzione della porta è in un documento del 1196;  in un precedente documento del 1109 compaiono invece dei personaggi conosciuti con il soprannome Amabile e, successivamente, nell’Archivio della Cattedrale di S. Panfilo, si trova menzione, nel 1320, di un canonico Amabile de’ figli Amabili. Tale nome o soprannome è quindi attestato nella città e potrebbe essere all’origine della denominazione della porta, letteralmente Filiorum Amabilis, poi contratta in Filiamabili. È probabile che i figli di Amabile si siano assunti l’onere di lavori di ripristino e manutenzione della porta; ci sono infatti altri esempi a Sulmona di porte il cui nome si lega a personaggi in qualche modo coinvolti nella loro costruzione o, più probabilmente, in restauri o altri interventi. Più tardi l’accesso si chiamerà anche “di Donata Sciamuel”, “delle capre” e, in epoche più recenti, “Mancini”, dal cognome di una famiglia abitante nei pressi.


Altre info

Le attuali strutture della porta sono probabilmente trecentesche, come farebbe supporre il confronto con quelle coeve della seconda cinta muraria.Il fronte esterno è caratterizzato dal paramento in conci di pietra a vista in opera quadrata che giunge fino al vertice dell’arco a sesto acuto del fronte esterno. L’arco - decorato da una cornice modanata che corre lungo l’estradosso - s’imposta su mensole modanate ed è sostenuto da robusti piedritti in pietra squadrata. Il varco del prospetto interno è invece intonacato - se fatta eccezione per i pochi conci d’imposta in pietra su ambo i lati - e segue il profilo della curva della volta a botte che copre il passaggio e sostiene il corpo soprastante, destinato un tempo a sala d’armi del corpo di guardia. In origine la porta non aveva certamente l’attuale sviluppo in altezza: le costruzioni che oggi la sovrastano e la fiancheggiano sono da considerarsi superfetazioni successive ed il balcone che tange il vertice dell’arco esterno, corrisponde probabilmente alla finestra della sala d’armi. Si sono conservati i cardini di appoggio delle ante di chiusura e, a circa metà dell’altezza della parete interna del piedritto di destra, è murato un piccolo bassorilievo con scena di caccia, probabile materiale di spoglio.