indirizzo: Via Barbato 9, Sulmona

Orari: Aperta a domeniche alterne per le funzioni religiose con rito ortodosso / in altri giorni apertura su richiesta

Descrizione


La fondazione della chiesa di San Gaetano - l’antica Santa Maria Intus - nota in passato anche con il nome di Santa Maria di Pietraldoni o Pietraluna, risale con molta probabilità all’Alto Medioevo, come testimoniano i recenti rinvenimenti in situ di un’abside semicircolare riferibile al secolo VIII, che conserva tracce di decorazione a fresco con motivo a velario,  e di tratti di mura perimetrali che definiscono una pianta a navata unica.

Lo scavo archeologico, condotto nel 1992 durante i lavori di consolidamento e restauro dell’edificio, ha evidenziato inoltre una successione stratigrafica relativa a circa venti secoli che comprende resti di un’abitazione romana di età imperiale, databile tra il II e il III secolo d.C., elemento di maggiore interesse della piccola chiesa.
L’indagine ha permesso di ricostruire la storia del sito dai livelli più antichi - pertinenti alla domus - al tempio cristiano, giungendo, attraverso i suoi ulteriori ampliamenti e rifacimenti alle trasformazioni tardobarocche, seguite al terremoto del 1706.

Esterno

L’edificio è giunto a noi attraverso le ristrutturazioni del XVIII – XIX secolo; la facciata, molto semplice, è in pietra concia, inquadrata da cantonali e suddivisa in due livelli da una cornice marcapiano modanata. L’asse mediano della facciata è sottolineato dall’elegante portale in pietra, rimaneggiato nel 1853, con lesene tuscaniche, architrave e coronamento mistilineo con volute che accoglie al centro una conchiglia in rilievo. In asse con il portale, più in alto, un finestrone rettangolare assicura l’illuminazione dell’aula interna. L’asse verticale portale-finestra è ribadito, nella zona sommitale, dal profilo a capanna delle coperture che svettano in alto, arretrate rispetto al coronamento orizzontale del piano di facciata. Il portalino laterale, su via Stella, con cornice modanata e architrave ornato da una testina angelica, risale al 1739. Sul muro perimetrale della chiesa fu rinvenuto un bassorilievo con scena di transumanza, della fine del I secolo a.C. o degli inizi del successivo, attualmente conservato presso il Polo Museale Civico dell’Annunziata: esso raffigura un pastore - con il tipico bastone ad estremità ricurva - insieme con il suo gregge, un carro trainato da cavalli e altre due figure; vi è incisa un'iscrizione in latino: [HO]MINES. EGO. MONEO. NIQUEI. DIFFIDAT. SIBI, ovvero: “avverto gli uomini che nessuno diffidi di se stesso”, forse un invito ad avere fiducia in se stessi, altresì interpretato come un divieto diretto ai pastori. Alla destra della zona presbiteriale è collocato lo snello campanile settecentesco a pianta quadrata, suddiviso in tre livelli da piatte cornici marcapiano; nel settore superiore, impreziosito da un ordine di paraste tuscaniche, è situata la cella campanaria.

Interno

La chiesa presenta un impianto ad aula unica, voltata a botte, con cappelle laterali poco profonde dotate di altari. L’ultimo a destra, riferibile al XVII secolo, accoglie un’interessante teca-reliquiario a scomparti. Dopo l’intervento di consolidamento e restauro della fine del secolo scorso l’intera zona presbiteriale presenta una pavimentazione in vetro che permette l’osservazione dei livelli stratigrafici sottostanti e delle strutture murarie delle diverse fasi edilizie, in particolare di quella pertinente all’edificio romano. Quest’ultimo è suddiviso in diversi ambienti con mosaici pavimentali a tessere bianche e nere, recanti motivi decorativi a cassettonato geometrico ed elementi floreali stilizzati. Una stanza, con pavimento realizzato in opus sectile, ossia a lastre marmoree di vari colori, fu aggiunta alla domus nel III secolo d.C.; i muri sono in opera cementizia ed in mattoni. Altre parti dell’antico edificio, non visibili, si estendono sotto le attuali via E. Ciofano e via Stella.