indirizzo: Via Angeloni, 21

Visitabile: No

Descrizione

Le notizie circa le origini del monastero di Santa Caterina sono discordanti: alcuni studiosi le farebbero risalire al XII secolo, ma la maggior parte di essi ritiene che la storia del complesso abbia inizio nel 1325, con la fondazione del convento femminile domenicano e dell’annessa chiesa da parte di Angelerio - di famiglia locale benché nativo di Caramanico - canonico della cattedrale di San Panfilo. Sfortunatamente l’insieme rovinò totalmente in seguito ai terremoti del 1456 e del 1706, sicché risulta impossibile risalire al primitivo aspetto, conservatosi forse solo nell’impianto conventuale. Fu il barone Pietro Giovanni Corvi a provvedere alla sua prima ricostruzione, nel Quattrocento, epoca in cui la chiesa assunse con ogni probabilità una pianta a due navate.

La successiva riedificazione seguita al terribile sisma del 1706 portò ad una completa trasformazione del tempio secondo il nuovo linguaggio barocco, sia nell'alzato che nelle decorazioni e nell'arredo.

Nel XIX secolo il complesso si avviò verso un lento declino, finché agli inizi del ‘900 il Comune, dopo la soppressione dell’ordine, acquisì la struttura monastica, destinandola in gran parte ad edificio scolastico e riservando alcuni ambienti alle ultime suore rimaste.

La chiesa, concessa nel 1967 all’Accademia Cateriniana di Cultura, svolse per un certo periodo la funzione di  Auditorium cittadino; attualmente viene aperta solo in rare occasioni mentre l’edificio conventuale, dopo varie  destinazioni d’uso, dovrebbe ospitare l’auspicato Polo Culturale di Santa Caterina, comprendente anche il Teatro Comunale ed il Cinema-Teatro Pacifico, sulla scorta di uno specifico progetto di recupero.

Esterno

Il prospetto principale della chiesa, in pietra concia, è caratterizzato dall’andamento curvilineo del profilo, realizzato attraverso l’adozione di brevi concavità laterali da cui aggetta il corpo centrale protendendosi verso lo spazio urbano antistante. La facciata si articola su due livelli, quello inferiore da cui si diparte un doppio ordine di paraste composite su alto basamento, e quello superiore con paraste di ordine ionico angolare che sorreggono in alto il coronamento di facciata a timpano semicircolare spezzato dietro il quale fa capolino il tiburio ottagonale della cupola ellittica della chiesa. Il marcato verticalismo del prospetto è assicurato dall’alta trabeazione interposta tra l’ordinanza architettonica del primo e secondo livello e nella zona di coronamento. Il settore mediano del prospetto è rimarcato dalla presenza dell’elegante portale centrale con ordine a fascia e timpano semicircolare spezzato che riecheggia, in forma ridotta, la soluzione del coronamento e dal sovrastante finestrone rettangolare con cornice modanata, timpano triangolare a profilo curvilineo che accoglie al centro il simbolo della ruota dentata, strumento di tortura utilizzato, secondo la legenda, nel martirio della Santa.

Interno

L’interno della chiesa presenta uno schema a pianta ellittica, unico esempio a Sulmona, con l'ingresso in corrispondenza dell’asse maggiore e due profonde cappelle lungo quello minore, che nell’insieme conferiscono alla pianta un impoianto cruciforme; particolare è l’imponente cupola ellittica, dalle cui finestre la luce si irradia sulla superficie affrescata dell’intradosso. La singolarità della pianta è da porre con buona probabilità in relazione con la pressoché contemporanea ricostruzione della chiesa aquilana di Santa Caterina - annessa all’omonimo convento - nella quale l’architetto Ferdinando Fuga aveva optato per un impianto ellittico similare, già utilizzato nella più nota chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte di Roma; la scelta qui operata rappresenta pertanto un’ulteriore testimonianza dell’affermarsi nell’area aquilano-sulmonese delle soluzioni architettonche e spaziali care al barocco romano nel corso del XVIII secolo. La decorazione interna è molto fastosa, con profusione di finti marmi e stucchi dorati, secondo il tipico repertorio barocco; cupola e pennacchi sono dipinti ad affresco con la Gloria di Santa Caterina, le Allegorie delle Virtù cristiane e i Simboli dei quattro evangelisti, attribuiti al pittore Giambattista Gamba, impegnato dalla prima metà del XVIII secolo nella decorazione di alcune chiese del territorio (SS. Annunziata di Sulmona, Cappella del SS. Sacramento in Santa Maria del Colle a Pescocostanzo, SS. Trinità a Popoli). L’altare maggiore in commesso marmoreo fu probabilmente realizzato da maestranze pescolane tra il 1735 ed il 1769 e reca, nella mostra, la pala con l’immagine della Santa titolare. La concessione alla nobile famiglia Corvi della cappella di sinistra - contraddistinta dalla presenza del blasone - e della sepoltura all’interno della chiesa è legata alla sua munificenza per la prima ricostruzione dell’intero organismo conventuale. Al pittore sulmonese Vincenzo Conti (1775-1825) si deve la tela raffigurante la Madonna del Rosario, oggi in pessimo stato di conservazione. All’interno della chiesa era conservata anche una pregevole statua di Santa Caterina d’Alessandria, risalente al XV secolo, ora esposta nella sezione medievale-moderna del Polo Museale Civico dell’Annunziata. Degli arredi settecenteschi fanno parte inoltre i due palchetti di cantoria e la balaustra dell'organo, realizzati in legno intagliato e dorato da maestranze sicuramente vicine al noto ebanista Ferdinando Mosca. Quest’ultima, sorretta da mensole, ha un parapetto mistilineo concavo al centro e specchiature con decorazioni fitomorfe; la cassa di risonanza, decorata da fregi e intagli in legno scolpito e dorato, presenta un prospetto a tre campate divise da lesene riccamente ornate e termina in un cornicione ondulato sovrastato da un fastigio, in cui spicca uno stemma. Al di sopra della tastiera si trova un’iscrizione con le lettere M. G. e la data 1763.