indirizzo: Piazza Garibaldi, Sulmona

Orari: La chiesa è aperta su richiesta; l’ex-convento è sede di una casa di riposo per anziani e del Polo Museale Civico Diocesano di Santa Chiara, aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle ore 9:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 18:30

Ingresso: Libero per la chiesa; a pagamento per l’ala dell’ex-convento adibita a sede museale – costo del biglietto € 3,15

Descrizione


La fondazione del monastero di Santa Chiara, situato al margine sud – occidentale di piazza Garibaldi, si fa risalire agli anni compresi tra il 1260 e il 1269 e all’opera della beata Floresenda o Floresella, figlia del conte di Palena, Tommaso di Caprifico. E’ sicuramente uno dei più antichi insediamenti monastici delle clarisse nel Regno di Napoli e, col tempo, diventò anche tra i più ricchi e meglio dotati, grazie soprattutto alle numerose ed ingenti donazioni; la riforma dell’ordine religioso, tuttora vigente, fu formulata proprio nel convento di Sulmona.

Come la maggior parte degli edifici conventuali francescani sorgeva al di fuori del nucleo urbano più antico, in una delle zone di espansione della città, dove quindi non sussistevano vincoli che ne limitassero la crescita ed era possibile provvedere all’auto-sostentamento della comunità religiosa grazie ad un vasto terreno di pertinenza, adibito ad orti. L’intero complesso monastico occupa una vasta area che dall’antica piazza Maggiore, a cui fa da sfondo, arriva con i suoi campi a lambire il tratto orientale delle mura di cinta del XIV secolo, sorte per racchiudere i nuovi borghi in formazione. Esso si sviluppa su un quadrilatero e comprende la chiesa aperta ai fedeli, con la retrostante cappella ad uso interno, il campanile, l’edificio conventuale vero e proprio, organizzato su due piani attorno ad un chiostro rettangolare, il parlatorio ed alcune case di pertinenza che si affacciano su una piazzetta-sagrato.

Nell’isolamento della vita monastica le suore si dedicarono a numerose attività artigianali, tra cui, fin dal Quattrocento, alla lavorazione artistica dei confetti che nel corso dei secoli ha reso celebre Sulmona nel mondo.

Il pio luogo venne più volte ricostruito, restaurato ed ingrandito, sia per far fronte alle crescenti esigenze di spazio, sia a causa dei danni provocati dai terribili terremoti che si abbatterono sulla città, specie nel 1456 e nel 1706, tanto che attualmente si conserva ben poco della struttura originaria.

Nella prima metà dell’Ottocento il monastero visse ancora un periodo florido, tanto che la badessa, nel 1837, fu costretta ad ampliare il dormitorio e il refettorio; dal 1866, anno in cui il monastero venne soppresso, iniziò un periodo di inesorabile declino: la proprietà passò prima al Ministero di Grazia e Giustizia e infine, nel 1907, al Comune di Sulmona. Per l’adeguamento alle diverse e mutate destinazioni d’uso (scuola, asilo, ricovero per anziani, ma anche campo da gioco e sala cinematografica) vennero apportate ulteriori modifiche alle strutture, soprattutto nella distribuzione degli spazi.
L’edificio conventuale ospita attualmente al primo livello il Polo Culturale Civico Diocesano di Santa Chiara, mentre il piano superiore è adibito a casa di riposo per anziani. Degli ambienti a pianterreno la cappella interna, insieme ad un altro vano ed al vasto refettorio, è utilizzata come spazio espositivo del Museo Diocesano di Arte Sacra; altri tre locali sono riservati alla Biblioteca Diocesana, nella cui sala di lettura - allestita nell'ex-parlatorio - è ancora possibile ammirare le mostre in pietra delle grate, dietro le quali le clarisse potevano incontrare i visitatori. Nei restanti ambienti è esposta la collezione d’arte moderna e contemporanea della Pinacoteca Comunale, collegata alla Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea che annualmente si svolge nella città.

Chiesa

All’indomani del terremoto del 1706 si riedificò innanzitutto il tempio, rimasto gravemente danneggiato, affidando l’incarico nel 1711 al noto architetto bergamasco Pietro Fantoni (lo stesso artefice del rifacimento della chiesa della SS. Annunziata), che rispettò le volumetrie e l’articolazione spaziale del precedente fabbricato. Sul suo fianco destro si erge il campanile a pianta quadrata, che si sviluppa su quattro ordini; la parte superiore crollata nel 1587 è stata poi ricostruita.

Chiesa Esterno

In accordo con la nuova sensibilità barocca, che vede nell’effetto sorpresa e nel dinamismo i tratti essenziali della fruizione dello spazio urbano e architettonico, la chiesa di S. Chiara si svela gradualmente al visitatore che giunge da piazza Garibaldi. Infatti, solo superato il basso corpo di fabbrica al sommo della scalinata, ed entrati nell’intimo sagrato della chiesa, si può osservare nella sua interezza, la facciata del tempio e - a sinistra - gli splendidi portali di ingresso al monastero delle clarisse. Il prospetto della chiesa, inquadrato da un ordine di lesene binate su alto basamento in pietra, è finito ad intonaco e si conclude, in alto, con un timpano curvilineo spezzato che accoglie nel mezzo un fastigio barocco in stucco con oculo ellittico centrale. Il portale, realizzato con conci di pietra sagomati secondo stilemi barocchi, è impreziosito da un timpano dal profilo curvilineo, interrotto nel mezzo per accogliere un medaglione in pietra di forma ellittica; in alto, in asse con il portale, si apre un’ampia finestra rettangolare con timpano mistilineo e motivo a conchiglia. Le ante lignee del portone d’accesso, risalenti al 1671, dopo il recente restauro sono state esposte all'interno della chiesa.

Chiesa Interno

La chiesa costituisce uno dei più significativi esempi di barocco in Abruzzo, con una profusione di stucchi elegantemente distribuiti su pareti e volte. La ristrutturazione settecentesca operata da Fantoni si limitò a conferire una nuova veste all’edificio, senza alterarne la volumetria, ma riproponendo il semplice impianto planimetrico a sala della chiesa originaria, con una misurata alternanza di pieni e di vuoti. Nonostante la scelta conservativa sulle strutture, la spazialità interna venne però completamente trasformata, grazie alla soprelevazione dell’area presbiteriale con l’inserimento di una cupola ellittica a profilo ribassato e alla creazione, sui muri perimetrali, di due nicchie per lato, entro cui furono inseriti gli altari minori in raffinato commesso marmoreo di scuola pescolana. Le pareti sono scandite da paraste corinzie che sostengono un’alta trabeazione modanata, su cui imposta la copertura a botte lunettata. Sulle pareti laterali sono collocati sei coretti, in legno intagliato e dorato, destinati alle monache e per questo dotati di fitte grate che consentivano loro di partecipare alla liturgia nel rispetto del voto di clausura, essendo la chiesa aperta anche ai fedeli; in controfacciata è l'imponente cantoria, eseguita nel corso del XVIII secolo. L’altare maggiore, risalente al 1735, circa trent’anni dopo si arricchì della pala con la Gloria di Santa Chiara, firmata da Sebastiano Conca (1679 – 1764), noto pittore di scuola napoletana attivo anche a Roma e a Torino. Il primo altare lungo il fianco destro è ornato da un olio su tela raffigurante una Natività, opera di incerta attribuzione, ma senza dubbio di grande pregio dato che fu stimata ben più della tela del Conca. Sotto l’altare successivo, dedicato a San Francesco d’Assisi, è collocato il corpo di Floresella, come ricorda una lapide in pietra: “qui giace il corpo / della Beata Floresella / fondatrice e dotatrice / di questo monastero di S. Chiara / Anno del Signore 1260”. Sul secondo altare a sinistra è posto lo Sposalizio della Vergine, olio su tela del sec. XVI del sulmonese Alessandro Salini. Sul primo altare di sinistra è una statua lignea raffigurante Sant’Antonio Abate, molto rimaneggiata e probabilmente da datare ad un periodo successivo. All’ingresso della chiesa, sul lato di destra, sotto la cantoria, è stato sistemato il portone in legno di rovere e pioppo, opera di un intagliatore locale, decorato ad intaglio con riquadri con raffigurazioni di santi e sante francescani entro cornici dal contorno variato, con in alto due stemmi a forte rilievo.

Convento Esterno

Dalla gradinata che prospetta sulla piazza (costruita nel 1714), attraverso un ampio portale settecentesco a tutto sesto, realizzato con conci di pietra sagomati, si accede ad un cortiletto selciato su cui affacciano la chiesa e i due portali di ingresso al convento e al parlatorio, che con le loro mostre rappresentano uno dei più raffinati e riusciti esempi di decorazione barocca. In corrispondenza dell’ingresso del convento era la “ruota” per i bambini abbandonati, disposta in modo che chi depositava il neonato non fosse visibile dall’interno, rimanendo così nell’anonimato. Dal primitivo impianto planimetrico ad “L”, nel XVI secolo si passò con successive addizioni alla pianta quadrangolare attuale; un porticato - 1518 - circonda i lati settentrionale e occidentale del chiostro, mentre delle arcate sul lato orientale fanno ipotizzare la volontà di realizzare un porticato continuo sui quattro lati. Nel 1623 fu realizzato il parlatorio, collocato nella piazzetta antistante all’ingresso e consistente in un vasto ambiente comunicante, tramite una serie di aperture con grate, con l’interno della clausura. Prima di allora i parlatori si trovavano all’interno della chiesa. Il monastero di Santa Chiara raggiunse il suo massimo splendore nel corso del Settecento, quando furono completate le costruzioni sui tre lati del recinto della clausura e arricchiti gli interni con decorazioni barocche. Nel corso del XVIII secolo si provvide non solo a restaurare, ristrutturare e ricostruire ciò che era andato distrutto nel terremoto del 1706, ma anche a completare il complesso edilizio con l’aggiunta di altri locali. Intorno al 1837 si portarono a compimento gli ultimi ampliamenti, con l’aggiunta di nuovi fabbricati sul lato nord verso la piazza.

Convento Interno

Il complesso rappresenta ancora, per l’organizzazione degli ambienti e le rigorose modalità di comunicazione con l’esterno, valida testimonianza della vita di clausura che vi si conduceva, nonostante le pesanti alterazioni attuate dopo la sua soppressione. Gli ambienti monastici del piano terra erano di servizio, legati all’organizzazione della vita claustrale: parlatorio, cappella interna, refettorio, cucina, dispensa, cantine e altro; il piano superiore ospitava, invece, l’educandato, il coro, il dormitorio. L’impianto originario di quest’ultimo, costituito da una serie di lunghi corridoi su cui si aprivano le stanzette delle religiose, è stato quasi completamente stravolto dai numerosi rifacimenti, tanto che solo di una piccola parte delle celle rimane traccia, nell’ala occidentale adiacente alla chiesa. Il monastero, chiuso nel 1918, alla morte dell’ultima clarissa che ancora vi dimorava, conserva, nei locali che furono del refettorio e in altri ambienti, affreschi del XV – XVI secolo; nell’ex-cappella molto interessante è il ciclo pittorico pertinente alla chiesa primitiva.

Il ciclo di affreschi (sec. XIII)

Sulle pareti della domus orationis (cappella interna riservata alle monache di clausura, che potevano così assistere alle celebrazioni liturgiche), ora sala museale, sono ancora visibili tracce di affreschi, datati tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Il ciclo pittorico, venuto alla luce nel recente intervento di restauro dell’edificio, illustra scene della vita di Gesù, alternandole ad episodi della vita di San Francesco. L’ambiente, risparmiato dal terremoto degli inizi del Settecento, è stato più volte modificato nel corso del tempo e l’assetto spaziale stravolto, per cui oggi porzioni delle pitture sono interrotte da pareti e da uno scalone, aggiunti in un secondo momento. Il ciclo è articolato su due registri sovrapposti, conservati solo parzialmente: in quello superiore sono ancora leggibili gli episodi della Predica davanti ad Onorio III, il Battesimo di Cristo, San Francesco che riceve le stimmate e Gesù nella casa del Fariseo; in quello inferiore sono rappresentate la Flagellazione e la Crocifissione. Nell’oratorio si sono conservati altri due dipinti, risalenti al XVI secolo: la pala con la Crocifissione sull’altare maggiore in stucco e la Vergine col Bambino tra San Francesco e Santa Chiara nella lunetta del portale d’accesso.