indirizzo: Via Peligna, 7

Orario: lunedì – venerdì mattina

Ingresso: Attualmente sede degli uffici di Equitalia, è aperto al pubblico in orario di ufficio con ingresso libero

Descrizione


Il palazzo, costruito all’inizio del XVI secolo - come si leggeva fino a qualche tempo fa sul fregio di un portale interno - è stato di recente oggetto di un approfondito studio che ne ha meglio chiarito le origini e la proprietà, dapprima attribuita alla famiglia Meliorati, in seguito a Ludovico Magagnini e oggi definitivamente assegnata ai Liberati. Alla luce delle nuove ricerche, basate sull’analisi dei due piccoli scudi a testa di cavallo inseriti sul fregio del portale principale, è stato sfatato il legame dell’edificio con il casato del Papa sulmonese Innocenzo VII (1336 – 1406) - al secolo Cosimo Meliorati - e assegnato alla famiglia Liberati, in particolare a Marino, che avrebbe acquistato nel 1563 da Geronimo De Capite il bel portale lavorato in pietra locale, su cui poi vennero aggiunti i due stemmi. La dimora ebbe nel corso del tempo altri proprietari, alcuni dei quali apportarono modifiche agli interni, finché, messa all’asta, venne acquistata prima dalla Banca Agricola Industriale di Sulmona, che vi stabilì la propria sede, ed infine dal Comune.

Esterno

La facciata principale, il cui schema compositivo è stato alterato dall’inserimento successivo di nuove aperture, vede una persistenza di caratteri decorativi tardogotici che si innestano in un impaginato di facciata oramai tardorinascimentale. Un esempio di quanto detto è riscontrabile nel trattamento decorativo delle finestre del piano nobile dove il sobrio disegno cinquecentesco delle aperture a coronamento rettilineo, inquadrate da ordine a fascia, è impreziosito da lobature tardogotiche dell’intradosso degli archi. Pienamente cinquecentesche sono invece gli accessi al piano terra, le finestre del secondo piano e, soprattutto, il portale d’ingresso principale al palazzo. Giocato sull’uso del bugnato a punta di diamante - che ricorda esempi illustri del Rinascimento italiano come il palazzo dei Diamanti di Ferrara - il portale presenta ancora l’impaginato dei portali durazzeschi con la cornice orizzontale che tange il colmo dell’arco a tutto sesto del varco d’ingresso.

Interno

La struttura dell’edificio è organizzata, come altri palazzi sulmonesi dell’epoca, attorno ad una corte su cui si apre, al piano terra, un porticato con scala di raccordo al piano superiore e, su un lato di quest’ultimo, un piccolo loggiato con archi a tutto sesto su colonnine scanalate di ordine composito ed intradosso a lacunari con rosoncini a rilievo. Gli appartamenti, con ampi camini (di cui uno recava la data 1511), nonché il prospetto posteriore che affaccia su via Carrese, sono stati completamente trasformati e ammodernati da lavori di ristrutturazione seguiti al terremoto del 1706 e, più tardi, alle mutate esigenze abitative e d’uso.