indirizzo: Corso Ovidio, 191

Orario: Chiuso per inagibilità

Ingresso: Vietato

Descrizione


Lo schema compositivo dell’edificio originario e alcuni particolari sono noti grazie alla descrizione di Augusto Campana, prodotta sulla base di un disegno inedito di Pietro Piccirilli: l’ingresso principale era situato in prossimità della chiesa di San Francesco della Scarpa, sull’attuale via Mazara, mentre, il prospetto laterale, che affacciava su corso Ovidio, presentava al pianterreno un porticato con due arcate ogivali separate da un pilastro e, in asse con quest’ultimo, si ergeva su una mensola la statua lapidea di Ovidio; più in alto era posto un grande stemma della città, con le iniziali SMPE  su uno scudo sannitico ed entro una corona di fogliame vegetale. Al livello superiore erano collocate due eleganti bifore architravate rinascimentali, realizzate quasi certamente – a giudicare dalla difformità di stile – in un periodo di poco successivo. Lo studioso Ignazio Di Pietro, nelle “Memorie storiche della città di Solmona” (Napoli 1804), riporta l’iscrizione apposta in corrispondenza del portale che, tradotta, recitava:

“Per volontà dei sovrani aragonesi il divino Ferdinando Re di Sicilia e Giovanna sua inclita moglie Sulmona edificò come sede del Capitano e dei Nobili un palazzo piuttosto austero che sontuoso nell’anno della nascita di Cristo 1490”.

Per il nuovo Palazzo Pretorio fu adottato invece un linguaggio neorinascimentale. L’edificio, articolato su tre livelli, presenta, al piano terreno - trattato a bugnato liscio - sei portali (i due centrali a tutto sesto e i laterali architravati); al piano nobile, una teoria di alte finestre trattate a bugnato liscio con balconi aggettanti in pietra; al secondo piano, dal linguaggio più rarefatto e privo del trattamento a bugnato, una successione di finestre a coronamento rettilineo con balconi alla romana di ridotte dimensioni. Chiude il prospetto un elaborato cornicione a stucco con mensole.



Note storiche

La costruzione del primo Palazzo Pretorio, ultimato nel 1490, viene attribuita all’allora Capitano della città, Polidoro Tiberti di Cesena. L’edificio si inseriva nel cuore dello storico distretto di Porta Salvatoris, in armonia con l’omonima porta a sud della città antica, la Fontana del Vecchio - fatta costruire dallo stesso Tiberti nel 1474 - l’Acquedotto medievale ed il complesso absidale della chiesa di San Francesco della Scarpa, formando uno degli angoli più suggestivi della città. Era sede del Governatore e del Magistrato cittadino che, fino ad allora, non disponendo di idonei locali, avevano tenuto le riunioni dell’Università di Sulmona in alcune chiese, scelte tra le più ampie e capienti. Sembra che la regina Giovanna I d’Aragona, al tempo feudataria di Sulmona, venuta a conoscenza del fatto che la città si stava adoperando per fabbricare il palazzo della corte, invitò la comunità a contenere le spese, reputando di maggiore utilità impiegare le risorse economiche delle casse cittadine per favorire l’apprezzata industria della lana. Forse per questo il palazzo fu realizzato in forme austere, delle quali però non si è conservata traccia. Nell’ansia di rinnovamento e modernizzazione che caratterizzò la seconda metà dell’Ottocento, il 18 giugno 1863, gli amministratori cittadini, poiché il fabbricato gravemente danneggiato dai terremoti versava in pericoloso stato di abbandono, diedero inizio alla sua demolizione per costruire sullo stesso sito un nuovo e più “utile” edificio, ultimato nel 1914. Si salvò solo la statua del poeta Ovidio, posta sopra il loggiato dell’antico edificio e oggi collocata nell’androne del Palazzo della SS. Annunziata. Dell’antica costruzione si conserva memoria attraverso le testimonianze figurative e descrittive dello storico locale Ignazio Di Pietro e del critico d’arte e studioso Pietro Piccirilli. Il nuovo palazzo nel tempo ha accolto diversi uffici e, in ultimo, è divenuto sede del Centro Sociale Anziani. Attualmente è chiuso a causa dei danni riportati nel sisma del 2009.