indirizzo: Via Ercole Ciofano, 12

Orari: 10:00 - 21: 00

Ingresso: Libero al cortile interno

Descrizione


Il palazzo, tra i più significativi esempi a Sulmona di dimora gentilizia, fu edificato nel XV secolo, come ricorda l’iscrizione a lato del portale che, insieme al nome dell’artefice, indica anche la data di costruzione: mastro Pietro da Como 1449.

Considerato tradizionalmente di proprietà dei baroni Tabassi, che apposero sulla mostra del portale le loro insegne, è stato recentemente oggetto di un approfondito studio archivistico che ha fatto luce sul possesso originario del palazzo, attribuito definitivamente alla nobile famiglia De Capite. I Tabassi, infatti, rilevarono l’edificio tra il 1670 e il 1672 dal barone Giuseppe De Capite, costretto ad alienarlo per sopraggiunte difficoltà finanziarie.

I terremoti - in particolare quello del 1706 - ed i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale ne danneggiarono notevolmente le strutture, richiedendo interventi di parzialei ricostruzione.



Esterno

Il prospetto del palazzo si sviluppa su due livelli e conserva della primitiva fabbrica l’elegante portale durazzesco. Elemento architettonico molto diffuso nel Regno di Napoli nel XV secolo sotto la dinastia dei Durazzo esso è caratterizzato da un arco a sesto ribassato inquadrato in una cornice rettangolare che si ripiega sotto l’imposta; agli angoli della mostra emergono due scudi con lo stemma della famiglia Tabassi. Questi ultimi, però, come si evince da un’attenta osservazione, furono inseriti in un secondo momento per sostituire i precedenti, cancellati a colpi di scalpello, le cui tracce sono ancora visibili sotto gli attuali. Sulla destra del portale, un'iscrizione reca la data di costruzione e il nome dell'artefice: MASTRO PETRI DA COMO FECE QUESTA PORTA A.D. MCCCCXLVIIII (1449). Il nome di uno scalpellino comasco si spiega con la presenza a Sulmona e nel territorio – a partire dalla seconda metà del XV secolo – di un gran numero di maestranze di provenienza lombarda specializzate nella lavorazione della pietra, probabilmente attratte da una ricca committenza e dalle necessità ricostruttive all’indomani del sisma che nel 1456 sconvolse l’intero comprensorio. L’elaboratissima bifora in stile gotico, unica superstite al piano superiore assieme al piedritto riccamente scolpito di una seconda apertura va presumibilmente attribuita ad altro lapicida per la notevole discordanza stilistica con il portale; ancora legata a moduli trecenteschi e non perfettamente armonica nelle proporzioni delle linee architettoniche, la finestra è finemente lavorata con fregi e decori: sugli stipiti fiancheggiati da colonnine poggia una grande mostra a sesto acuto che ne ripete il motivo decorativo a girali vegetali; il pilastrino centrale sostiene due arcatelle sestiacute trilobate e, nella partitura superiore, un oculo centrale esalobato ed archetti laterali. I balconi ai lati della bifora ed il balconcino del prospetto laterale, sono sono da riferirsi ad interventi settecenteschi. Un bassorilievo di epoca romana è inserito sul cantonale d’angolo tra via E. Ciofano e via Corfinio; si tratta di una stele funeraria, in ricordo del liberto T. Annavus Primis, che reca la rappresentazione di una scena di caccia all’orso.

Interno

Dal portale, attraverso l’ampio androne a botte ribassata, si accede alla corte interna su cui si affaccia il loggiato, articolato su due lati, in buona parte frutto di rimaneggiamenti del primitivo impianto. Sulla destra, un portale ad arco acuto immette alla gradinata di più moderna costruzione; sulla sinistra un altro portale a tutto sesto immette in un locale di sgombero. Di fronte all’ingresso si sviluppa il ballatoio di raccordo tra le due ali del palazzo, sorretto da tre arcate a tutto sesto: nella tamponatura di quella di sinistra sono murate sei iscrizioni funerarie in pietra di epoca romana; l’arcata di destra immette in un giardino interno, mentre quella centrale, più piccola, contiene il pozzo su cui è scolpita l'arma dei Tabassi (scudo ovale con i caratteristici draghi affrontati). Al centro del ballatoio è posta un'originale struttura che permetteva di attingere acqua dal pozzo anche dal piano superiore.