indirizzo: Via Papa Innocenzo VII, 11

Orario: Aperto solo in occasione di manifestazioni ufficiali

Ingresso: Libero quando accessibile

Descrizione


Il palazzo appartenne alla nobile famiglia salernitana Capograssi che, trasferitasi a Sulmona nel 1319 al seguito del vescovo Andrea, lo acquisì intorno alla metà del XIV secolo.

L'edificio fu ristrutturato ed ampliato più volte nel corso del tempo, incorporando forse la precedente dimora della famiglia sulmonese Meliorati. A questo antico casato appartenne Cosmato di Gentile nato a Sulmona nel 1336 ed eletto papa, nel 1404, col nome di Innocenzo VII. Le insegne araldiche dei Meliorati - scudo alla banda caricata da stella coduta accompagnata da due cotisse e chiavi di San Pietro decussate - sono scolpite, infatti, sull'architrave dell'ultimo balcone di sinistra insieme all’iscrizione in cui si menziona, oltre al nome del pontefice, quello del nipote Lodovico Meliorati II che, come riportato dagli storici locali, nel 1470 curò il restauro dell’edificio.

Attualmente il palazzo è sede abruzzese della Fondazione Nazionale Giuseppe Capograssi, intitolata all’insigne filosofo e giurista, illustre rappresentante del nobile casato.

Esterno

Il palazzo è il risultato dei numerosi interventi ricostruttivi che, già a partire dalla fine del XV secolo, si sono susseguiti nel tempo e ne hanno sostanzialmente modificato l’aspetto originario. La parte più antica è da riferire in prevalenza al radicale intervento del 1574, durante il quale vennero forse accorpate le proprietà contigue delle due casate - Meliorati e Capograssi - per volontà di Dionisio Capograssi, menzionato nell'iscrizione apposta sul portale. I caratteri salienti dell’edificio si riscontrano sulla facciata principale, ove si aprono le ampie finestre cinquecentesche - con davanzali poggianti su mensole modanate - e il portale. Quest’ultimo conserva ancora alcune affinità stilistiche con i portali durazzeschi di inizio Quattrocento, ma l’impaginato classico, le cornici modanate e l’uso delle specchiature, sono ormai vicine al gusto classico della seconda metà del Cinquecento. Altra particolarità è rappresentata dalla posizione dello stemma araldico – scudo troncato nel I [d'azzurro] al grifo [d'oro] uscente dalla partizione; nel II [d'argento] alle tre bande [di rosso] – solitamente collocato ai lati dell’archivolto, che qui campeggia invece al di sopra della cornice superiore. Sull’architrave è scolpita un’iscrizione latina la cui traduzione recita: “Di tutte le cose vi è sazietà, anche dei piaceri, non invece del costruire; infatti il piacere del costruire non si esaurisce con il costruire: si tratta dunque non di un piacere ma di una necessità. Dionisio Capograssi 1574”. Le ante lignee sono punteggiate da una fitta trama di borchie metalliche disposte con andamento regolare, che conferiscono un’impronta ancora medievale al cinquecentesco portale.

Interno

L’interno del palazzo presenta un atrio pavimentato con ciottoli di fiume, soluzione che lascia ipotizzare l’antica presenza di un cortile centrale, forse obliterato dalle ricostruzioni successive ai crolli causati dal sisma del 1706. Gli ambienti del palazzo ospitano, oltre alla Fondazione Capograssi, una biblioteca di carattere giuridico-filosofico; vi si conservano anche cimeli e documenti relativi a Giuseppe Capograssi; un’ala del fabbricato è adibita ad abitazione privata.