indirizzo: Via Quatrario, 42

Ingresso: Proprietà privata

Descrizione


Il palazzo presenta un’imponente e lunga facciata a due piani su via Quatrario scandita, al piano terra, da ampie finestre quadrotte con cornice in pietra modanata e dal portale d’accesso decentrato rispetto all’asse mediano della facciata; quattro delle sei quadrotte fungono oggi da sopraluce a portali in pietra aperti successivamente per permettere un uso più agevole dei locali situati al piano terra, rendendoli accessibili direttamente dall’esterno.

L’imponente portale a tutto sesto è trattato a bugnato rustico che invade l’archivolto centrale per riproporsi anche sulle paraste, seguendo l’esempio di altri portali cinquecenteschi sulmonesi (palazzo Sardi in via Angeloni, palazzo Corvi in vico del Vecchio). Nel concio di chiave dell’arco è collocato  lo stemma della famiglia de Scalis: si tratta di uno stemma “parlante”, che allude, cioè, al nome della casata: due scale incrociate accompagnate da quattro stelle all’interno di uno scudo ovale, sormontato da un elmo chiuso di profilo, accartocciato e circondato da volute con in alto una testina angelica, in basso un putto con ghirlanda e ai lati due figure femminili.

Il piano nobile è scandito da una teoria di otto finestre rettangolari con cornici modanate, coronamento rettilineo e mensole inginocchiate trattate frontalmente con il motivo in rilievo che ricorda le venature di una foglia.
Nel soffitto dell’atrio del palazzo sono presenti lo stemma monocromatico di gusto barocco dei Pietropaoli e una replica di quello dei de Scalis; un altro scudo cinquecentesco di quest’ultimo casato partito con l’insegna dei Rainaldi – probabilmente per un’unione matrimoniale tra le due famiglie – è sull’elegante pozzo del cortile interno.

Note Storiche

Noto come palazzo Molina e situato nei pressi della omonima postierla, in realtà appartenne inizialmente al casato de Scalis - attestato in città già dal XIV secolo e censito fra i nobili sulmonesi nel 1572 – e nella prima metà del Seicento pervenne ai baroni Pietropaoli grazie alle nozze tra Giulio de Scalis e Laura Pietropaoli, figlia di Muzio. Quest’ultima famiglia, originaria di Castelvecchio Subequo, vantò fin dal XVI secolo la baronia di vari centri abruzzesi tra cui Molina Aterno, sua stabile dimora, da cui derivò il nome del palazzo. Dalla fine del Cinquecento esponenti del casato, tra cui Muzio, sono presenti in Sulmona.